Roma - Qualche sospiro d'imbarazzo, poi l'ammissione. Greg Schaffer, attuale segretario alla divisione cybersicurezza del Department of Homeland Security (DHS) statunitense, ha così confessato ciò che alla Casa Bianca di Washington D.C. sarebbe noto già da tempo: negli Stati Uniti viene importata tecnologia infetta, proveniente da non meglio precisati paesi esteri.
Le parole di Schaffer non si sono certo contraddistinte per esaustività: le applicazioni software di alcuni dei dispositivi elettronici venduti negli Stati Uniti sarebbero state implementate per diffondere malware tra gli utenti a stelle e strisce. Ma anche per permettere a spyware e affini di aprire un varco in certi sistemi di sicurezza nazionali, quasi fossero un cavallo di Troia per entrare silenti e pronti all'attacco cyber.
Schaffer ha dunque informato dei fatti i vertici della House Oversight and Government Reform Committee, sottolineando come la sicurezza nazionale e la Casa Bianca fossero a conoscenza del problema. Non una parola di più, solo la consapevolezza dell'introduzione dall'estero di minacce informatiche all'interno dei dispositivi elettronici.
E i vertici della sicurezza nazionale hanno puntato il dito contro il fenomeno della contraffazione, principale responsabile dell'introduzione di apparecchi carichi di malware e spyware. È stato però precisato come alcuni dei prodotti originali siano da annoverare nella lista dei pericolosi gadget high-tech. Quali siano questi device resta un mistero, così come i paesi coinvolti in questa strategia da epica greca rivisitata.
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